La salsa di soia proviene dal legume più coltivato al mondo che è, appunto, la soia. Per scopi alimentari, di questo legume utilizziamo i semi (dal quale si produce anche il tofu), i germogli e la lecitina, utilizzata come agente emulsionante.
La salsa di soia invece è ottenuta facendo fermentare per 8/10 mesi soia, grano tostato, acqua, sale e koji (un fungo), e procedendo poi alla spremitura e pastorizzazione del composto. Originaria della Cina, la salsa di soia fa parte della cucina orientale fin dall’antichità, ma la globalizzazione ha permesso la sua espansione nelle cucine di tutto il mondo. Esistono molti tipi di salsa di soia, ma il comune denominatore è il colore scuro e il gusto salato: ne basta un goccio per dare un tocco di orientale a una pietanza, e si consiglia in ogni caso un uso parsimonioso perché l’alto contenuto di sale favorisce la ritenzione idrica. Il consiglio è quello di non abbinare la salsa di soia a piatti senza sale e comunque di non assumerne più di 2 cucchiai al giorno.
Salsa di soia: vantaggi
Oltre al gusto tipicamente orientale che dona ai cibi, tra i vantaggi della salsa di soia troviamo anche il basso contenuto calorico (60 cal ogni 100 ml di prodotto) e quindi la possibilità di inserirle nelle diete ipocaloriche, e le proprietà antiossidanti e digestive che la caratterizzano.
Salsa di soia in cucina
La salsa di soia viene utilizzata come condimento per carne, pesce, pasta, sushi e tofu; spesso viene utilizzata come insaporitore nelle cotture di zuppe, ragù e minestre, ma l’uso più frequente è quello di intingervi sushi e sashimi (pesce crudo).
Il tipico gusto della salsa di soia viene definito in lingua giapponese umami, cioè saporito, delizioso, ed è stato dichiarato, nel 1908, “gusto fondamentale”; il contenuto naturale di glutammato monosodico presente nella salsa di soia (e in molti altri cibi tra cui il prosciutto stagionato, il Parmigiano Reggiano e il pomodoro), esalta la sapidità dei cibi con cui la si accompagna, rendendoli gustosi e molto saporiti.