Quando si dice “amore a prima vista”!
È ciò che si prova trovandosi di fronte ad un albero di Jackfruit nella lussureggiante foresta di Lokobe, in Madagascar: agli occhi una polposa macchia color giallo brillante, colore indimenticabile, odoroso e saporito, che spunta qua e là, rallegrando la foresta e punteggiandola di sfere ovoidali gialle che possono raggiungere anche il peso di trentacinque chilogrammi, cinquanta centimetri di diametro e un metro di lunghezza ciascuna.
In Italia viene chiamato anche giaca o giaco, ma il suo nome internazionale inglese è Jackfruit, ovvero il frutto più grande del mondo.
La pianta appartiene al genere Artocarpus, una famiglia di circa sessanta specie di alberi e arbusti tropicali sempreverdi, di cui la più nota è il Breadfruit o Albero del pane. Il Jackfruit è una variante meno nota, almeno nella nostra cultura.
Originario delle zone dell'Himalaya, oggi il Jackfruit viene coltivato in India, nel Sud Est asiatico, in Australia, in Brasile e anche in alcune zone dell'Africa.
A parere dei ricercatori è il frutto del futuro che potrebbe salvare l’agricoltura e la produzione alimentare minacciate dai cambiamenti climatici e potrebbe sostituire alimenti di base come il grano o il mais, in quanto facile da coltivare e in grado di garantire rese elevate agli agricoltori.
Frutto tropicale dalle tante virtù intrinseche, un frutto non solo bello ma anche sano. Il Jackfruit, è annoverato tra i ‘superfood’, poiché è una ricca fonte di vitamina B1, B2 e potassio, con un concentrato minimo di grassi e massimo di carboidrati.
Toccando il frutto, la prima sensazione è quella di scontrarsi con una superficie rugosa e coriacea che sembra non promettere granché di speciale, anche all’olfatto il frutto non risulta immediatamente simpatico, perché l’odore che emana quando è maturo ricorda un po’ quello aspro e pungente della cipolla.
La vera sorpresa del Jackfruit sta proprio nel suo cuore tenero. La sua polpa (divisa in bulbi, ognuno contenente un seme), ha invece un delicato aroma floreale e dona al palato un mix "tutti-frutti" che può variare tra mela, mango, mandorla, vaniglia, ananas, mandarino, pesca, banana: questi sono solo alcuni dei sapori che questo frutto titilla al palato: in realtà, il Jackfruit è semplicemente unico, ridente e sensuale.
Il cuore carnoso del frutto si lavora con un coltello con cui si ricavano dei petali, simili a grosse fave o a patatine chips, dal colore giallo tenue e lucente. Quando invece il frutto è ancora acerbo o giovane, la sua polpa viene utilizzata cotta in un’infinità di sfiziose varianti: bollita, stufata, arrostita, speziata con aromi agrodolci e piccanti, accompagnata spesso da gamberi e carni varie.
Una volta cotta la polpa ha un sapore che ricorda quello del pollo per cui è un alimento ideale anche per i vegani, è il “nuovo ingrediente vegan”: infatti è un prodotto fresco già utilizzato negli street-food vegani di Londra e Los Angeles.
Il Jackfruit viene utilizzato dall'industria alimentare anche per creare prodotti quali il Jackfruit sciroppato in barattoli, caramelle, succhi di frutta, marmellate, liquori o ancora una farina.
In Indonesia si preparano due versioni molto sfiziose: tagliato in piccole porzioni e fritto, oppure tritato e unito a ghiaccio e zucchero. In Bengala si dà vita a due leccornie: quella salata con il Jackfruit arrostito e condito con sale, peperoncino e altre spezie a scelta; con l’estratto del frutto invece si produce una sorta di caramella gommosa molto zuccherina. In generale, può diventare la base gustosa per zuppe o curry, o rappresentare il contrappunto croccante, quando fritto o grigliato, di molti piatti.
Anche i semi possono essere mangiati, previa cottura, e hanno un sapore che ricorda quello delle castagne e dei fagioli. I semi tostati e tritati spesso sono usati nelle miscele di spezie come il curry.
Tanti sono quindi i motivi per cui lasciarsi tentare dall’assaggio di questo misterioso cibo del futuro che è il Jackfruit, frutto tropicale che la natura ci regala, frutto tanto bello quanto buono e sano: perché quindi non lasciarsi stupire, essere curiosi e aprire i sensi a nuove esperienze e gusti culinari!