Il finger food è da tutti associato al mangiare allegramente per strada: qui è nato e qui trova uno sfogo naturale in ogni parte del mondo.
Questa è solo una ragione in più per sorprendere la propria clientela, utilizzando una fruizione easy e moderna laddove ci sono piatti e posate, ma la stessa voglia di giocare con il cibo, soprattutto se in compagnia.
Vero è che il finger food ha avuto il suo sviluppo nell’ambito della ristorazione classica generalmente in occasioni di banchetti, come compleanni e matrimoni, per poi entrare nel menu classico nel romantico ruolo di “amuse-bouche”, ovverosia un appetizer di benvenuto, che rappresenta una sorta di “coccola” per il cliente, prima di avventurarsi in una cena classica.
Tuttavia durante i banchetti, i finger food finiscono talvolta per essere messi da parte, con assortimenti limitati e non eccessivamente invitanti, per dare maggiore risalto ai grandi pieces, attraverso i quali mettere in mostra la maestosità della cucina, a volte in modo addirittura eccessivo.
Una valida alternativa è quella di offrire una selezione più accurata e ricercata di antipastini veloci e sfiziosi, o anche offrire primi piatti in formato ridotto, con sapori decisamente più concentrati e stuzzicanti.
All’interno del nostro menu, se vogliamo sorprendere il cliente con qualcosa fuori dalle consuete proposte, possiamo ad esempio utilizzare i ritagli e le parature dei filetti di pescato, per ricavare delle piccole tartare condite con un dressing agli agrumi e aggiunta di alga wakame, più qualche goccia di salsa di ostrica.
Se vogliamo invece puntare su una entrée di carne, potremo prendere una carne un po’ dimenticata nei moderni menu, il maiale, tagliarla a scaloppe da 80 grammi e farla marinare con della salsa di pesce, soia dolce e della salsa Worcester ed un trito di erbe fresche. Al momento della comanda, la faremo cuocere a fiamma alta sulla griglia, al fine di renderla piacevolmente caramellata ed appetitosa. L’ideale sarà servirla con una insalatina fresca di cavolo e verza, arricchita da un dressing di aceto di lamponi e olio extra vergine di oliva.
Nella fase finale del menù, ovvero quella del dessert, possiamo offrire una proposta composta da 2 o 3 finger food a base di frutta fresca o di agrumi. Pensiamo a una tartare di pesche, aromatizzata con della menta spezzettata e un cucchiaio di zucchero di canna, servita con una pallina di gelato a base di pesche, acqua e zucchero. Se abbiamo a disposizione una grande quantità di fragole, possiamo preparare una mousse alle fragole classica e metterla nei bicchierini per farla rapprendere; per poi aggiungere uno strato di mousse di pesche o cioccolato bianco e una bavarese all’amaretto, così da avere dei piccoli dessert estremamente appetitosi che non appesantiscano la fine del pasto.
Si tratta di giocare con proposte che aumentino il numero di referenze presentate al cliente, tutelandolo al tempo stesso dal rischio di ricevere un conto più elevato del desiderato: un modo per creare complicità e invitare al ritorno per scoprire altre prelibatezze in carta.