L’aperitivo - I long drink
I long drink si sono conquistati un loro spazio nel momento dell'aperitivo
Dissetanti, rinfrescanti e di facile bevibilità, i long drink si sono conquistati un loro spazio nell’aperitivo.
Del resto, proprio queste caratteristiche, e in particolare per l’impatto alcolico contenuto dovuto alla presenza di succhi, bevande gassate o soda che vanno ad abbassare l’apporto della base alcolica, li rende adatti per un rito da godere in compagnia e in pieno relax prima di abbandonarsi ai piaceri della tavola, soprattutto per i consumatori che non amano le bevande troppo forti. A questo si aggiunge la varietà di distillati e liquori utilizzati per la loro preparazione, che mette a disposizione un’ampia gamma di formulazioni in grado di appagare i gusti più diversi.
Nella grande famiglia dei long drink, però, ce ne sono alcuni che, meglio di altri, soddisfano la peculiarità richiesta alle bevande pensate per questo momento di consumo, ovvero stimolare l’appetito in vista del pasto. «Sono quelli caratterizzati da una tendenza bitter, o acida o dalla presenza di bollicine – spiega Tiziana Borreani, barlady di The Balance di Savona -. Il gusto amaro, una piacevole acidità e l’effervescenza sono infatti elementi che hanno la capacità di attivare l’appetito, in quanto stimolano la produzione di succhi gastrici, preparando lo stomaco a ricevere il cibo». Considerazioni da tenere bene a mente quando si vuole costruire un’offerta davvero vincente e distintiva.
Il recupero dei classici
Attingendo al grande patrimonio della storia della miscelazione, si trovano numerosi esempi che possono aiutare il barman a raggiungere questo obiettivo. A cominciare da un grande classico come il Bloody Mary, nato intorno agli anni Venti del secolo scorso. «Un capolavoro con quel suo corpo vellutato e il retrogusto piccante che ha avuto sempre un grande successo come aperitivo – commenta la barlady -. Un drink che può essere facilmente variato per donare alla ricetta originale nuove sfumature, ad esempio sostituendo il distillato base, la vodka, con mezcal, che ha una nota smoking che si sposa molto bene il succo di pomodoro, o con tequila, o giocando con diversi tipi di tabasco, come il raspery, che aggiunge la nota di dolcezza del lampone, o il tabasco verde, più delicato».
Così come si prestano bene per l’aperitivo altri grandi pezzi della storia della miscelazione, come il Tom Collins e il John Collins, l’origine dei quali va ancora più indietro, collocandosi nella Londra di inizio Ottocento o negli ultimi decenni dello stesso secolo a New York. Drink “fratelli”, freschi e piacevoli, che si differenziano per l’uso di una diversa tipologia di gin come base alcolica, nel Tom Collins è l’Old Tom Gin (in uso prima dell’arrivo del London Dry), accompagnata da sciroppo di zucchero, succo fresco di limone e acqua di soda.
E nell’Inghilterra degli anni Venti del XIX secolo nasce un altro classico da non trascurare, il Pimm’s, divenuto uno dei cocktail per eccellenza della borghesia britannica, realizzato con l’omonimo e tipico liquore inglese (Pimm’s N 1), a base di gin con infusione di erbe aromatiche amaricanti, e completato dall’aggiunta di limonata o ginger ale o gazzosa e decorato con una fettina di mela, foglie di menta e listarelle di cetriolo.
All’elenco si aggiunge una gloria italiana, il Garibaldi, dedicato a uno dei nostri eroi nazionali. «Un drink tanto semplice quanto gustoso, perché composto di due soli ingredienti, bitter e succo di arancia fresco – commenta Borreani -. Da gustare in ogni periodo dell’anno e da proporre valorizzando le naturali sfumature di gusto regalate al cocktail dalle differenti varietà dell’agrume disponibili stagionalmente».
Il giusto appetizer
Gradevoli e di realizzazione non complessa, i long drink si prestano perfettamente anche per l’abbinamento con intriganti stuzzichini. «Un Bloody Mary si accompagna bene a qualche fetta di salume, anche lavorato, come pancetta croccante da servire su una sfoglia, o a qualche verdura da intingere in pinzimonio, tra le quali sono da prediligere carote e sedano, perché non creano problemi di digestione, altrimenti anche peperoni e finocchi», spiega la barlady.
Carote e sedano con pinzimonio sono perfetti anche per il Pimm’s, che si sposa a meraviglia anche con stuzzicanti finger come polpettine di ceci e pecorino. O ancora, con un tramezzino con un salume leggero, come prosciutto cotto o tacchino arrosto che hanno una buona conservabilità, una foglia di lattuga e un velo di salsa a mantenere morbido il pane. La tendenza acida dei Collins, invece, li rende ottimi compagni dei farinacei, che hanno una certa tendenza dolce: un ottimo abbinamento è con focaccine e formaggio fresco, quale un caprino o un tomino, magari da condire con pesto, che può essere fatto anche con pistacchi pomodoro secco e pinoli. Mentre un Garibaldi si sposa con i fritti, in un’accoppiata irresistibile: si può spaziare dalle verdure, come i fiori di zucchina o zucchina e carote pastellate, alle alici, alle olive all’ascolana.