Nell’immaginario mondiale l’Italia è universalmente riconosciuta come il paese dell’arte. Non solo per la ricchezza del patrimonio culturale e di bellezze artistiche presenti in ogni angolo della Penisola, ma più in generale per la creatività e l’estrosità e per quella ricerca del bello e del buono che ci caratterizza in ogni aspetto. Una definizione che si estende anche all’altrettanto ricca tradizione enogastronomica del nostro paese e, soprattutto, ai modi e alle forme come questa viene elaborata, proposta e consumata. Non a caso uno degli emblemi dell’italian style è rappresentato dall’aperitivo, inteso e ora riscoperto nel suo senso tradizionale di momento di consumo di una bevanda, accompagnata da uno stuzzichino, propedeutico al pasto. Un rito ben radicato nella nostra storia, all’insegna del relax e da godere in compagnia prima di abbandonarsi ai piaceri della tavola.
E al mondo dell’arte, guarda un po’ le coincidenze, si richiama una categoria di drink “made in Italy” che hanno fatto e continuano a fare la storia dell’aperitivo e la cui fama ha ben presto valicato i confini nazionali: gli sparkling cocktail. Drink, come il Bellini, il Rossini, il Puccini, che celebrano alcune figure del genio artistico italiano e che hanno come componente principale vini frizzanti come il prosecco, lo spumante o lo champagne.
La loro storia ha inizio a Venezia, città d’arte per eccellenza, e più precisamente all’Harry’s Bar, locale che ha scritto pagine fondamentali della miscelazione italiana. È qui che nel 1948 Giuseppe Cipriani crea il Bellini, il padre di questa tradizione, miscelando prosecco e una purea di pesca rigorosamente bianca, ottenendo un drink dal caratteristico colore rosato che gli ricordò il colore della toga di un santo in un dipinto del pittore veneziano Giovanni Bellini cui intitolò il cocktail.
«Un’intuizione geniale quella di miscelare frutta con prosecco e che si richiama, rielaborandola, all’usanza di bere vino con frutta, in particolare pesche, che troviamo in tutte le regioni italiane – spiega Paolo Sanna, bartender del Banana republic cafè di Roma -. Una formula vincente perché il risultato è un drink gustosissimo, composto di due soli ingredienti, che si è subito imposto a livello mondiale, divenendo un’icona della miscelazione italiana».
Così come grandissimo successo hanno riscosso le varianti nate da questa formula ad opera di altri grandi bartender cresciuti alla scuola di Cipriani. Varianti che comprendono:
«Capolavori che conquistano tutti i palati, per via della raffinata piacevolezza che nasce dall’incontro tra la freschezza e la dolcezza della frutta con l’effervescenza delle bollicine, andando a equilibrare l’acidità degli spumanti o del prosecco – commenta Sanna -. Un mix perfetto per l’aperitivo, ma da gustare rigorosamente secondo la stagionalità degli ingredienti, perché la freschezza e la qualità della frutta è fondamentale per il risultato finale».
Così come perfetti per questo momento sono altri capolavori della miscelazione italiana che rientrano nella categoria sparkling, quali:
Raffinati e delicati, gli sparkling cocktail vanno abbinati a stuzzichini che permettano di apprezzarne in pieno tali caratteristiche.
«Una soluzione efficace è giocare sul contrasto tra il dolce del drink e il salato della proposta food, restando comunque sul semplice - spiega Sanna -. L’abbinamento a qualche salume non troppo stagionato è l’ideale, oltre che molto pratico. Per dare un tocco più ricercato si può pensare a una fetta di lonzino o di prosciutto di cervo, perfetta ad esempio con il Bellini. Al tempo stesso, i cocktail che contengono frutta fresca si accompagnano molto bene con formaggi giovani o a una caciottina.
«Salumi e formaggi, anche più stagionati, o qualche oliva taggiasca rappresentano una buona proposta per affiancare un Negroni sbagliato, ma possiamo andare anche su proposte come qualche tocco di polenta bianca rafferma, fritta e condita con il rosmarino», conclude Sanna.
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